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Il Blu Egizio, un pigmento dell’antichità classica sulla tavolozza di Raffaello, nel “Trionfo di Galatea” a Villa Farnesina

trionfo di galatea (da wikipedia)

Durante lo studio effettuato nell’ambito di una convenzione tra l’Accademia dei Lincei e l’ENEA su uno dei capolavori che Raffaello ha dipinto sulle pareti di Villa Farnesina è stata riconosciuta la presenza di Blu Egizio, pigmento estraneo alla tavolozza dei pittori rinascimentali, perché si è sinora ritenuto che le conoscenze tecnologiche per la sua produzione fossero totalmente perdute a quell’epoca. Il pigmento è stato identificato e caratterizzato grazie al lavoro di ricerca congiunto, guidato dal professor Antonio Sgamellotti dell’Accademia dei Lincei, di ENEA, IRET-CNR, Laboratorio di Diagnostica per i Beni Culturali di Spoleto, XGLab-Bruker che ha portato a riscoprire un pigmento antico, ritenuto scomparso nel corso del medioevo.

Stando a quanto emerso dallo studio, Raffaello ha effettuato un vero e proprio recupero dell’Antico non solo a livello stilistico ma anche sul piano dei materiali impiegati, complice lo studio del trattato di Vitruvio (contenente informazioni tecniche su questo pigmento), che il sommo pittore andava effettuando nel periodo in cui si dedicò all’esecuzione della Galatea.

ENEA ha contribuito alle indagini mettendo in campo conoscenze specifiche sui dipinti murali, sui materiali e sulle tecniche esecutive conseguite a seguito della esperienza acquisita sul campo, come spiega il nostro ricercatore Claudio Seccaroni del Laboratorio Materiali e processi chimico-fisici del Centro Ricerche Casaccia, nell’articolo di ENEAinform@ che potete leggere QUI.